
Lyndon Johnson, capacissimo nei rapporti con il Congresso ed estremamente motivato, in breve tempo e vincendo ogni opposizione conservatrice – opposizione particolarmente dura proprio tra i suoi colleghi democratici se provenienti dal meridione del Paese – , ottiene l’approvazione di tutte le misure legislative allora in discussione facenti riferimento ai diritti civili e in specie del ‘Civil Rights Act’, legge tesa a combattere le varie forme di discriminazione razziale in uso in tutti gli Stati del Sud.
Si era in luglio e poco dopo, in agosto, il successore di Kennedy consegue, nella prospettiva della sognata ‘Great Society’, un altro importante successo: ha fatto pervenire al Congresso un invito a “una guerra totale contro la povertà” e l’alto consesso risponde approvando l’‘Economic Opportunity Act’ che stanzia fondi di molto conto in tale direzione.
E’ in specie sull’onda di questa sequela di successi che il partito democratico, riunito in convention ad Atlantic City dal 24 al 27 agosto, lo designa all’unanimità quale suo candidato a White House.
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