Nel corso della storia innumeri sono stati i personaggi che hanno avuto il grande talento, fiutato il nuovo vento, di rifarsi una verginità e, come si suol dire, di “riciclarsi” con successo.
Ricorderemo, per esempio, i vari esponenti della classe dirigente bonapartista che, caduto Napoleone I, riuscirono ad avere importanti incarichi e perfino titoli nobiliari con la Restaurazione.
Per restare in Francia Francois Mitterand, militante, prima dell’ultimo conflitto mondiale, in una formazione di estrema destra, fu funzionario nel governo di Petain ma verso la fine della guerra sembra abbia collaborato con il “maquis”, i partigiani francesi. Fatto gli è che nel dopoguerra non fu epurato. Militò quindi nel partito radicale, poi in quello socialista, fu ministro e nel 1981 venne eletto Presidente della Repubblica. Per continuare a mantenere buoni rapporti con tutta la “gauche” (soprattutto con il P.C.F. ma anche con le altre formazioni di sinistra europee ) elaborò e fece applicare la c.d. “dottrina Mitterand” in base alla quale, in pratica, i terroristi, purché di sinistra, rifugiati in Francia sono considerati dei perseguitati per le loro idee e, per conseguenza, non estradabili. Una ventina di Italiani hanno beneficiato e tuttora beneficiano di questa c.d. “dottrina”. Emblematico il caso del pluriomicida e pluricondannato Cesare Battisti.
Nel nostro paese nell’immediato dopoguerra molti intellettuali, ex–fascisti, (alcuni avevano anche vinto i Littoriali della Cultura), colpiti come S.Paolo sulla via di Damasco, si iscrissero subito al P.C.I. che, quando gli faceva comodo, aveva adottato l’esortazione contenuta in quella bella canzone napoletana ( il titolo dovrebbe essere “Munastero e’ Santa Chiara”): “scurdammece o’ passato” !
Tale esortazione è stata fatta propria da un cittadino partenopeo, Giorgio Napolitano, uno degli esponenti di spicco del Partito Comunista Italiano e della c.d. corrente migliorista, che si è trasformato nel corso degli anni, peraltro senza rinnegare formalmente il proprio credo passato, in un patriarca della democrazia europea. Si è così inchinato davanti alle foibe, opera degli allora cari compagni jugoslavi, e gli scorsi giorni ha partecipato, compunto, a Roma all’inaugurazione di un monumento ad Alexander Dubcek, lo statista cecoslovacco protagonista della “Primavera di Praga”, il tentativo cioè di trasformare il regime comunista di tipo sovietico in un sistema simile ad uno socialdemocratico, tentativo fallito per l’intervento nel 1969 delle truppe sovietiche e del Patto di Varsavia nel corso del quale Dubcek fu arrestato e portato a Mosca, poi espulso dal partito comunista cecoslovacco. Chi ha buona memoria ricorda però che il compagno Napolitano scrisse allora che l’invasione della Cecoslovacchia aveva impedito l’insediamento in quel paese di un regime controrivoluzionario cioè di tipo, in sostanza, fascista. Merito quindi ai compagni sovietici per aver salvato la Cecoslovacchia da tale pericolo!
Sempre Giorgio Napolitano e sempre sull’Unità vergò un articolo di approvazione per l’espulsione dalla Russia nel 1974 del premio Nobel Alexandr Solgenitsyn, che aveva trascorso ben otto anni ai lavori forzati e tre al confino. Evidentemente se li era meritati in quanto dissidente! Era quindi giusto espellerlo!
Conclusione: onore ai navigatori tanto i popoli dimenticano facilmente e, comunque, “nihil sub sole novi”.
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