Con questi due termini vengono indicate quelle attività finanziarie, sviluppatesi enormemente in tutto il mondo a partire dalla metà degli anni ’80, che possono essere considerate, in un certo senso, “parallele” a quelle poste in essere dagli istituti di credito tradizionali.
Gli operatori che operano in questo campo gestiscono le scadenze, il credito ed il reimpiego della liquidità senza aver accesso, diversamente dagli istituti di credito, in caso di bisogno, alle disponibilità delle banche centrali od alle garanzie pubbliche riguardanti il settore del credito.
Attori in questa “zona grigia” del mondo della finanza, all’inizio soprattutto in quello anglo-americano ma ora il fenomeno é diffuso a livello mondiale in seguito al processo della globalizzazione, sono le società finanziarie, i soggetti che trattano la carta commerciale garantita, i c.d. “veicoli” cioè le società finanziarie costituite espressamente per effettuare investimenti in titoli c.d. ”strutturati”, i fondi comuni d’investimento di tipo speculativo – i c.d. “hedge funds”[1] – ed anche i fondi comuni d’investimento che trattano non solo azioni ed obbligazioni ma anche quote di “hedge funds” [2], quelli che emettono obbligazioni correlate ad un debito garantito da un portafoglio di titoli a rischio, che concludono contratti di riacquisto (i c.d. repo) ed altri meccanismi sofisticatissimi d’ingegneria finanziaria.
Tutti questi operatori sono collegati tra loro attraverso una lunga catena verticale che agisce come intermediaria del credito utilizzando, come si è accennato, un’ampia gamma di strumenti per la raccolta fondi spesso cartolarizzati.
Nell’ultimo decennio il sistema dello “shadow banking” è così riuscito a creare fonti di credito poco costose convertendo, in sostanza, attività a lungo termine rischiose ed opache in quasi-moneta ed in passività a breve termine quasi esenti da rischi per gli operatori che non sempre, però, valutano adeguatamente le garanzie (c.d. collaterals) offerte.
Con questi strumenti la “finanza parallela” ha fatto concorrenza al sistema bancario tradizionale nel settore non solo del credito alle famiglie, ma anche in quello più ampio del credito destinato alle transazioni commerciali od agli investimenti.
Prima della crisi, ad es., lo “shadow banking” ha contribuito in maniera significativa alla genesi della débacle del mercato immobiliare statunitense [3].
L’importanza del fenomeno, nota da tempo agli addetti ai lavori, è stata segnalata all’opinione pubblica italiana dal Ministro Tremonti in occasione del Vertice dei Ministri delle Finanze dei G/20[4] tenutosi il 22- 23 ottobre u.s. a Gyeongju in Corea del Sud.
Si tratta, come ha ricordato il Ministro, citando le statistiche della Banca dei Regolamenti Internazionali, di ben 25 mila miliardi di dollari, importo che si avvicina ai 30 mila miliardi di dollari riguardanti le relazioni transfrontaliere del sistema bancario.
In considerazione della rilevanza del fenomeno e della conseguente necessità di una disciplina stringente a livello internazionale i ministri delle Finanze dei G/20 hanno deciso, in occasione di detto Vertice, tra l’altro, allo scopo di creare un sistema finanziario globale più solido, d’inserire, “con carattere prioritario”, nell’agenda dei lavori del Vertice dei Capi di Stato e di Governo dei G/20 che si terrà a Seul l’11 ed il 12 novembre p.v. , una “riflessione sulla shadow banking; market integrity”[5].
Del pari il “Financial Stability Board” [6], presieduto dal nostro Governatore, Mario Draghi, ha deciso di chiedere ai partecipanti dell’imminente Vertice G/20 di Seul di essere autorizzato ad inserire tra i propri compiti per l’anno 2011 quello di allargare il proprio ambito di controllo al sistema dello “shadow banking”.
All’origine di queste iniziative c’è – in estrema sintesi – il fondato timore che attraverso i nuovi strumenti finanziari utilizzati nel sistema parallelo, che ingigantiscono l’effetto leva e presentano un elevato grado di rischio (di cui, talora, come sopra accennato, gli stessi soggetti che li creano ed utilizzano non si rendono a pieno conto. Figuriamoci i poveri fruitori finali!) il rischio del credito venga trasferito ad operatori non soggetti ai controlli degli organismi pubblici competenti [7]. Inoltre si paventa che la scarsa regolamentazione del settore possa indurre le banche, che vedono da qualche tempo ridursi i propri margini, a spostare le loro attività verso tale area attraverso i già richiamati “veicoli” creati ad hoc od altri “canali” (che non figurano nei loro bilanci) senza curarsi troppo della qualità delle garanzie sottostanti. E questo potrebbe influire molto negativamente sull’analisi del rischio finanziario aggregato ed inficiare la stabilità dell’intero sistema finanziario internazionale donde il rischio di una nuova crisi sistemica!
[1]– Proprio in questi giorni è stato raggiunto un accordo tra il Consiglio dei Ministri dell’U.E. ed il Parlamento Europeo su una nuova regolamentazione di tali fondi.
[2]– v. sulle varie fattispecie le osservazioni formulate da P. Tucker,vice-Governatore responsabile della stabilità finanziaria alla Banca d’Inghilterra, al seminario “Bernie Gerald Cantor Partners “ tenutosi a Londra il 21-1-2010.
[3] -v.The Federal Riserve Bank of New York –Staff Report n°458 –luglio 2010 .
[4] -Il foro, creato ne 1999 dopo la crisi finanziaria asiatica allo scopo di rafforzare la stabilità del sistema economico mondiale ed evitare il ripetersi di altre crisi (obiettivo non raggiunto !) ,riunisce i Ministri delle Finanze ed i Governatori delle Banche Centrali dei paesi industrializzati e di quelli delle aree economiche emergenti –in tot.19- nonché i rappresentanti dell’Unione Europea.
[5] – v.comunicato finale del Vertice.
[6] Il gruppo sopranazionale (erede del “Financial Stability Forum “ costituito nel 1999 nel quadro dei G/7) che riunisce i Ministri delle Finanze ,i banchieri centrali ,i rappresentanti degli organismi finanziari multilaterali e quelli degli istituti bancari dei G/20 e che ha come mandato quello di promuovere la stabilità finanziaria ,migliorare il funzionamento dei mercati finanziari e ridurre ,attraverso lo scambio d’informazioni e la cooperazione internazionale, il c.d. rischio sistemico.
[7] Come è stato segnalato nel Rapporto annuale 80 della Banca dei Reg. Intern. e.,tra gli altri, negli interventi del Direttore Generale della Banca d’Italia .F. Saccomanni, in occasione del seminario del “Peterson Institute for International Economics” tenutosi a Washington l’11-12-2008 ed alla Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione il 19-1-2009 ( “Nuove regole e mercati finanziari” ) e di Daniel K Tarullo,membro del Consiglio dei Governatori del Federal Riserve System ,al “Brookings Panel on Economic Activity “Washington -17 -9-2010.
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