Qualche giorno fa sul Corriere della Sera abbiamo letto un breve corsivo dal titolo: “Basta con i magistrati fannulloni e sciatti”, e questo a commento della seguente dichiarazione ufficiale del segretario di una importante corrente della magistratura italiana.
“La nostra è un’amministrazione fatta, come altre, di luci e ombre; se vogliamo continuare a difendere la nostra indipendenza e autonomia dobbiamo affrontare il degrado di molti uffici con spirito nuovo.”
“Il quieto vivere della corporazione non è più compatibile con il dovere di offrire risposte adeguate e qualitativamente decenti alla domanda sociale di giustizia. Non è più possibile avere processi con tempi interminabili, a volte trattati in modo sciatto e trascurato, in un sistema gestito in modo autoreferenziale, burocratico e corporativo, mediamente governato con regole arcaiche da magistrati privi di minime nozioni di carattere organizzativo.”
Critiche sono state avanzate anche per i criteri con cui il CSM controlla la professionalità delle toghe. “A volte è premiato un modello di magistrato furbo, attento al proprio tornaconto e abile a governare le proprie statistiche e le frequentazioni”.
Cartalibera che, in più occasioni (si vedano i diversi articoli pubblicati riguardanti la giustizia), ha denunciato le disfunzioni e i ritardi della giustizia italiana, e qualche volta anche sentenze discutibili e/o politicizzate, non può che essere d’accordo con la sopracitata dichiarazione.