Una crisi in Corea non si era mai spinta fino a questo punto. Dopo la fine della guerra, nel 1953, nemmeno i numerosi incidenti navali (da ultimo, l’affondamento della corvetta sudcoreana Cheonan nel 2010) e gli sporadici scambi di colpi d’artiglieria (come il bombardamento dell’isola di Yeonpyeong, sempre nel 2010) avevano generato un simile livello di allerta.
Mai, come in questa crisi, sono stati compiuti così tanti passi in direzione di un conflitto: chiusura della frontiera, interruzione delle linee rosse per le comunicazioni d’emergenza fra Nord e Sud, chiusura dell’impianto industriale “trans-coreano” di Kaesong, annullamento dell’armistizio del 1953, mobilitazione, ordine di allerta numero 1 (“pronti al fuoco”) per tutte le unità di artiglieria nordcoreane, autorizzazione all’uso delle armi nucleari contro obiettivi statunitensi, schieramento di missili a medio raggio (i Musudan) lungo la costa orientale, dove possono colpire anche il Giappone.
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